Medea nell'antichità è un progetto proposto per l'esame di Digital Humanities e Patrimonio Culturale. Attraverso opere letterarie, creazioni artistiche, articoli, saggi e video, esso mira a raccogliere in un unico portale le produzioni del patrimonio culturale antico ispirate al mito dell'eroina tragica, descrivendole e contestualizzandole.
Tra le opere più rilevanti è presente la Medea di Euripide, all'interno della quale la donna viene presentata come la barbara che ha lasciato la patria pur di seguire Giasone a Corinto, luogo in cui, in quanto donna e in quanto straniera, non ha alcun diritto; sentendosi tradita dal marito, si spinge (per la prima volta in tutta la storia letteraria) fino al gesto estremo dell'uccisione dei figli. Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, invece, è la fanciulla ingenua che viene investita dell'amore per Giasone. Il sentimento vince sul rispetto per la famiglia e per la patria, tanto da indurla ad aiutare lo straniero a superare le prove alle quali lo sottopone proprio suo padre Eeta e partire con lui verso una terra sconosciuta.
La Medea delle Heroides di Ovidio è una donna abbandonata, vittima impotente dell'amore, che spera ancora in un aiuto da parte di Giasone. Totalmente diversa è l'indole della protagonista della Medea di Seneca: una donna violenta, del tutto posseduta dall'ira, non pone limiti al suo odio, dal momento che non ne ha posti neanche al suo amore.
Tra il VI e il V secolo a.C. sono stati realizzati diversi vasi ispirati al mito di Medea. Oltre al suo rapporto con Giasone, sono state rappresentate anche altri dettagli del mito, come il ringiovanimento di Pelea e la fuga in seguito all'uccisione dei figli.